E LUCE FU, A FIRENZE

Nel 1839 il Granduca Leopoldo II di Toscana aprì le porte a investimenti e tecnologie francesi per illuminare Firenze con lampioni a gas. Una rivoluzione che stravolse la vita dei cittadini fino all’arrivo dell’elettricità e poi del metano, in un susseguirsi di innovazioni che cambiarono di volta in volta abitudini e stili di vita.

La scena appariva piuttosto strana a tutte le persone presenti quella sera in via Maggio a Firenze. La folla aprì un varco affinché il Granduca Leopoldo II di Toscana potesse arrivare sotto il lampione prescelto, tirò fuori la Gazzetta di Firenze da sottobraccio e fece la prova: come da contratto, la nuova luce a gas permetteva di leggere la gazzetta fino a 7-8 metri di distanza. La società del gas era obbligata a mantenere tale intensità luminosa e Leopoldo volle personalmente effettuare l’esperimento inaugurale la sera del 1° settembre 1845 (alcune fonti riportano l’anno 1846). Dopo di lui, nelle sere successive, molti curiosi fecero lo stesso.

Ritratto di Leopoldo II.
Giuseppe Bezzuoli, Public domain, via Wikimedia Commons

Fu l’inizio di una rivoluzione anche a Firenze, dopo che già Torino, Milano e Venezia avevano dato le prime concessioni per l’illuminazione urbana a gas, che andava a sostituire quella a olio. Maggiore sicurezza per le strade, tempi lavorativi non più legati al ritmo alba-tramonto, bellezze monumentali valorizzate anche al buio: la conquista della notte con i lampioni illuminati a gas permetteva alla nascente società borghese anche di avere nuove occasioni di incontro sociale e culturale. Per la prima volta anche il popolo poteva partecipare alla vita notturna delle città, riservata per tradizione a nobili e ricchi che potevano girare guidati dalla luce dei fanali delle loro carrozze.

Furono principalmente società inglesi e francesi a portare nelle città italiane tecnologie, competenze e linee dirette con l’approvvigionamento di carbone, anche se gli inizi furono economicamente difficili per tutti, con le società che sottostimarono gli investimenti necessari, una luce scarsa e maleodorante, il generale scetticismo dei privati verso il nuovo mezzo, che, dati i costi, nelle case divenne appannaggio di aristocratici e ceti più alti.

Impianto di estrazione ed esportazione del carbone in Galles.

1839: LA PRIMA CONCESSIONE PER L’ILLUMINAZIONE PUBBLICA

L’Illuminazione pubblica a Firenze, a olio, risale agli anni 1808-1809. Fin da subito diversi scienziati tentarono di produrre un altro tipo di luce, con gas distillati da sostanze come il legno, ispirati dalle notizie che arrivavano dall’estero. Tra questi, l’agronomo Cosimo Ridolfi, su esempio del termolampo di Philippe Lebon, nel 1816 tentò un esperimento presso l’Accademia di Arti e Mestieri di Santa Caterina a Firenze, di cui illuminò il gran loggiato, con ingresso agli invitati, con un gas ottenuto dalla distillazione del legno (altri dopo di lui capirono che era più efficace il carbone).

Dovettero arrivare capitali e competenze straniere, dalla Francia, per mettere in moto un’iniziativa di stampo industriale. Il Granduca Leopoldo II era disposto ad aprire le porte a imprenditori e capitali stranieri, anche per ragioni di prestigio, affinché Firenze non rimanesse indietro alle altre grandi capitali europee. Il 2 gennaio 1839 il Granduca rilasciò, quindi, la prima concessione per l’illuminazione pubblica di Firenze alla Società Cottin Jumel Montgolfier Bodin (alcuni di loro avevano già investito a Venezia). Insieme a loro il chimico Vincenzo Manteri, già dedito ad esperimenti locali, aveva il compito di diffondere questa nuova invenzione e convincere anche fiorentini a investire.

Dopo molte discussioni e cambi di idee, Firenze assegnò il terreno per la costruzione della prima officina, cosiddetta di San Frediano, che costò ben 1 milione di lire toscane. La prima pietra fu posta il 10 dicembre 1844, insieme a una reliquia di Santa Barbara contro incendi ed esplosioni. Tutto fu puntualmente contrattualizzato tra la società francese e il Comune di Firenze, anche le tipologie di lanterne e le regole di accensione-spegnimento.

Panoramica dell’area dell’Officina di San Frediano, Firenze, 1933.
Trasporto di tubi di ghisa in Piazza della Signoria, Firenze, 1933.

FIRENZE ILLUMINATA, E POI PISA, SIENA E PRATO

Dopo l’esperimento di Leopoldo sotto il lampione, il servizio cittadino, per quanto non in tutta la città, fu regolare dal 1846, con una parte di illuminazione anche nella città di Livorno. I problemi finanziari non mancavano, i costi del carbone erano troppo alti per avere buoni margini, l’apparato produttivo in officina era troppo grande per una domanda privata che stentava a decollare, come accaduto in altre città.

Complessivamente l’officina impiegava 24 persone, per i primi anni, inclusi cinque fuochisti per i forni: un lavoro nuovo e particolarmente pesante, con un’alta mortalità. Si cercavano uomini robusti e forti, spesso erano contadini che d’inverno lavoravano ai forni e con la bella stagione, quando la richiesta di luce diminuiva, riuscivano a gestire anche il lavoro nei campi.

Nel 1847 fu costituita una nuova società, la Société Civile Lyonnaise, che in parte aveva gli stessi investitori iniziali, stipulando una nuova convenzione con il Comune. Dai primi lampioni illuminati a gas, ci vollero circa una decina d’anni affinché il gas superasse la diffidenza iniziale tra i cittadini e diventasse un bene non di lusso, ma acquistabile anche da privati, soprattutto negozianti. Un momento di crescita ed espansione, che portò la luce a gas anche in altre città toscane per opera di diverse società: a Pisa nel 1865, a Siena nel 1867, a Prato nel 1869 (con un progetto del sindaco di utilizzare il gasometro anche per asciugare le lane).

Particolari dell’Officina di Livorno, 1947-1955.
Panoramica dell’Officina di Prato, 1947.

FINE 800: L’ARRIVO DELL’ELETTRICITÀ

Dopo solo quattro decenni dagli albori, l’industria del gas fu insediata dalla nascente industria dell’elettricità: le lampade elettriche dimostrarono da subito una maggiore praticità e una qualità di luce migliore, anche se i due sistemi di illuminazione sono convissuti per diverso tempo.

Quando nel 1887, in occasione della fine dei restauri della facciata del duomo di Firenze, Santa Maria del Fiore fu illuminata esternamente con luci elettriche, tra lo stupore generale, divenne chiaro che l’elettricità avrebbe alla fine prevalso sul gas illuminante. A Firenze il passaggio non fu né rapido né indolore: alla prima concessione elettrica urbana, la società Lionese porto in tribunale il sindaco e l’amministrazione fiorentina, in quella che fu l’inizio di una vera guerra giudiziaria.

Contemporaneamente si facevano sentire anche le ricadute sociali: particolarmente rilevante fu lo sciopero dei gasisti fiorentini del 1905, così come le agitazioni degli accenditori dei lampioni tra il 1912 e il 1914 con l’introduzione del sistema automatico di accensione-spegnimento. Di lì a poco la Prima guerra mondiale fece ripiombare le città nel buio a causa della scarsità di carbone, e questo contribuì definitivamente al trionfo dell’illuminazione elettrica con la fine del conflitto.

INIZIO 900: DAI FRANCESI ALL’INGRESSO DI ITALGAS

Negli anni 20 del Novecento Italgas era una società in espansione, che possedeva impianti a Milano e Torino, e si accingeva ad acquistare le officine del gas veneziane e a iniziare una trattativa anche per quelle su Firenze, conclusa nel 1929. Nell’ottobre di quell’anno la società Lionese conferì tutte le attività alla neonata Società Toscana Aziende Gas (STAG), il cui obiettivo primario fu l’ammodernamento degli impianti esistenti e la costruzione di una nuova officina.

La nuova officina di produzione del gas di Rifredi, terminata nel 1933, affiancò e poi sostituì definitivamente quella ormai secolare di San Frediano. In particolare, nel gasometro di Rifredi era presente uno strumento, all’epoca all’avanguardia, detto “pistone mobile”, che come un vero e proprio ascensore permetteva agli operai di scendere nel gasometro.

Nel 1937 la STAG venne fusa con Italgas diventando l’Esercizio Toscana Gas. A Firenze, come in altre città, le officine del gas furono fermate o danneggiate durante la Seconda guerra mondiale, rendendo particolarmente difficile la vita nelle città.

Danni di guerra nell’area dell’Officina di Prato, 1947.

DOPO L’ALLUVIONE DEL 1966, L’INIZIO DELLA METANIZZAZIONE

Dagli albori del metano a Lodi negli anni 50, a inizio anni 70 anche Firenze si trasformò grazie al processo di metanizzazione, solo pochi anni dopo la grande alluvione del 4 novembre 1966, che causò diversi danni agli impianti e, soprattutto, alla sede e agli archivi della società in via dei Neri, molto vicina all’Arno.

Intervista ad Carlo Boncinelli, ex dipendente Fiorentinagas.

Nel 1972 si costituì Fiorentina Gas, che prese la gestione degli impianti l’anno successivo con l’ingresso dei rappresentanti del comune di Firenze nel Consiglio di amministrazione.

Firenze metanizzata: accensione della fiaccola in piazzale Michelangelo, anni ’80.

Fiorentina Gas rimane per diversi decenni protagonista dell’energia e dei servizi a Firenze e in Toscana (Pisa e Pistoia), insieme ad altre società che nascono e cambiano spesso assetto dalla fine degli anni 80 (Toscana Gas, Ages, Publitrade), fino alla costituzione di Toscana Energia nel 2007 dalla fusione delle due maggiori società, Fiorentina Gas e Toscana Gas. Nel corso del 2019 Toscana Energia è entrata a far parte dell’area di consolidamento di Italgas, il primo operatore nazionale nella distribuzione del gas. Italgas è divenuto il socio di maggioranza della Società ad ottobre 2019 con l’acquisto di quote azionarie da soci pubblici.

Firenze. Lavori di Fiorentinagas nel centro storico, anni ’80.
Firenze. Lavori di Fiorentinagas nel centro storico, anni ’80.

La fonte principale per la scrittura di questo testo è il libro “Dalla Lyonnaise alla Fiorentinagas 1839-1989” di Andrea Giuntini (editori La Terza), disponibile per consultazione nella Biblioteca di Heritage Lab.