LE DONNE DI FIORENTINA GAS E LA STORIA D’ITALIA DEL NOVECENTO


Un archivio che torna a parlarci del nostro passato attraverso le vite di cinque lavoratrici
I nostri archivi non sono solo numeri e schede tecniche, sono storia viva, raccontano la vita di persone in momenti diversi delle vicende d’Italia. Dall’archivio del personale di ex Fiorentina Gas abbiamo ricostruito le storie di una generazione di donne ben precisa: nate a inizio Novecento, hanno vissuto una o entrambe le Guerre mondiali. Alcune hanno visto chiamati alle armi mariti e padri e ne hanno preso il posto in azienda, come si usava fare un tempo. Tutte loro hanno mandato avanti casa e famiglia durante un periodo di crisi per il nostro Paese, tra grandi difficoltà anche di salute personale. Nel 1946 hanno finalmente ottenuto il diritto di voto e assistito agli albori della rinascita italiana fino al grande Boom economico. Uno spaccato della storia d’Italia presentato attraverso le piccole grandi storie di 5 donne, che, a vario titolo, hanno lavorato all’ex Fiorentina Gas: scoprile sotto.


Una giovane vedova trova lavoro alla vigilia della guerra

Rina nasce a Borgo San Lorenzo nel 1903, all’epoca 15mila abitanti nel Mugello, alle porte di Firenze. Si sposa a soli 19 anni e ha due bambine. Purtroppo, rimane vedova a 35 con le figlie a carico, di 8 e 9 anni. Sua madre Carola lavorava già per la Fiorentina Gas e forse questo ne ha agevolato l’assunzione come addetta alle pulizie con contratto temporaneo, per poi passare nel 1942 alla mensa aziendale.
Nel 1944 la mensa chiude e, per non farle perdere il lavoro, la spostano nuovamente ad occuparsi delle pulizie. Sono anni turbolenti, con la rottura dell’alleanza con la Germania e la fuga dei tedeschi verso il Nord Italia. Dai documenti di Rina sappiamo, infine, che il suo contratto si è concluso nel 1945, un momento di nuovo inizio per l’Italia e, chissà, forse anche per lei.


La fine del Fascismo si rispecchia in un confuso caso di “epurazione”

È un fascicolo piccolo, quello di Valentina, impiegata, che ci lascia solo immaginare su quello che le è potuto accadere nel corso degli anni. Una storia, la sua, che si lega profondamente a quella dell’Italia. Nata nel 1911, sappiamo che era iscritta al Partito Nazionale Fascista dal 1935 e che era moglie di uno squadrista sottufficiale del battaglione di polizia “Italia”.
Nel 1946 è stata sottoposta a un procedimento di epurazione, accusata di collaborazionismo con il partito fascista repubblicano. La storia di Valentina è un caso strano, perché sembra avesse già lasciato l’azienda dal 1944: si era infatti licenziata. Non ci è dato sapere se la sua pratica sia stata esaminata dalla commissione di epurazione perché volesse tornare in servizio come impiegata o perché la commissione stava vagliando tutti i casi di collaborazionisti presenti in azienda sotto l’occupazione.

La consuetudine di assumere parenti al posto di lavoratori deceduti per sostenere le famiglie in difficoltà

Nata Firenze nel 1918, la storia di Cesira ha un fascino particolare. Viene assunta nel 1942 in sostituzione di suo papà, morto di tubercolosi polmonare. Era una pratica diffusa all’epoca: le aziende assumevano i parenti di dipendenti in caso di decesso, anche per creare una continuità che stimolava nel personale un fortissimo attaccamento all’azienda.
Dal suo fascicolo sappiamo che Cesira è l’unica in famiglia a poter lavorare: la mamma è invalida, la sorellina troppo piccola e il fratello è prigioniero di guerra in Australia. Nelle carte viene lodata la sua professionalità e il carattere, doti che la portano a ottenere un contratto stabile nel 1944, nel pieno della Seconda guerra mondiale. Purtroppo nel 1945 Cesira si ammala di tubercolosi polmonare come il padre e, dopo qualche mese, è costretta al ricovero in sanatorio per due anni.

I contatti con l’azienda rimangono comunque stretti, tanto che nel fascicolo si trovano le lastre dei suoi polmoni, datate 1946. Subito dopo il ricovero, la direzione del suo reparto scrive al vertice dell’azienda perché si possano ottenere sussidi speciali per questa famiglia, che vengono accordati subito. Nel fascicolo di Cesira troviamo infatti le sue lettere e quelle di sua madre che ringraziano per l’aiuto offerto. Nel 1948, purtroppo, si giunge al licenziamento, perché Cesira, ancora ricoverata, non è in grado di lavorare. Le viene, però, accordata una liquidazione maggiorata. Nel 1954 le ultime notizie su Cesira ci dicono che sta raccogliendo i documenti per ottenere una pensione di invalidità.


Una lavoratrice particolarmente istruita e la sua lotta con la depressione

Dalla provincia di Padova, dove è nata nel 1894, Elena arriva a Firenze in un momento imprecisato. Sappiamo che ha un marito e un figlio. Ha una buona formazione, conosce il francese, è contabile e dattilografa, e lavora come impiegata in Fiorentina Gas dal 1936 al 1943. Si ammala all’improvviso e non ha il denaro per far fronte alle cure e alle spese per le medicine, tanto che chiede un prestito all’azienda, accordato nel 1942. Dal fascicolo leggiamo che a marzo 1943 Elena rassegna le dimissioni per motivi di salute. Le note tra le sue carte riportano il suo stato di malessere, con una forte depressione che la tormenta dal 1929 e si aggrava poi nel momento della menopausa. Gli ultimi dati ci indicano che negli anni ‘40 si stavano completando le pratiche per il suo pensionamento.


Una “capofamiglia” che vive due Guerre mondiali, mantenendo i genitori fino all’arrivo di una malattia

Bianca nasce a Firenze nel 1903 e vive quindi entrambe le Guerre Mondiali con consapevolezza, prima da bambina e poi da giovane donna. Viene assunta in Fiorentina Gas come impiegata nel 1938, un anno prima dello scoppio della guerra. Sappiamo che dal 1942 diventa di fatto la “capofamiglia”, poiché mantiene il padre (nato nel 1865) con il proprio stipendio e gli assegni famigliari. Nel 1945, a 42 anni, si sposa, riducendo la sua assistenza finanziaria ai genitori, che comunque continua a mantenere. Proprio in quell’anno è colpita da un forte deperimento e anemia e viene, di conseguenza, giudicata un soggetto fragile. Le carte dei successivi vent’anni vedono alternarsi visite mediche a note di merito, premi e scatti di categoria. Fino all’arrivo della pensione nel 1962.