CON STAGE LIGHTING, MARZO FA LUCE SUI PALCHI SCENICI

L’iniziativa Il libro del mese prosegue con una nuova lettura luminosa. A febbraio ci siamo schiariti le idee sui metodi d’illuminazione delle vie parigine, durante la Belle Époque, con L’éclairage à Paris. A marzo scopriamo come si illuminano le scene dei teatri, negli anni ’20 del Novecento. Harold Ridge, con Stage lighting, segna una svolta nella scenotecnica. La luce, da mera necessità, diviene un’attrice chiave nella produzione teatrale

Rappresentazione di The Provok’d Wife, commedia del drammaturgo inglese John Vanbrugh. Allestimento progettato e prodotto da Herbert M. Prentice, regista e produttore teatrale britannico. Illustrazione tratta dal libro.

L’evoluzione del teatro prima dell’elettricità

Il teatro ci accompagna e diletta dagli albori delle civiltà greca e romana. Nell’età di Cesare, gli spettacoli si svolgono all’aperto, negli anfiteatri e la luce è naturale. I personaggi, in scena, si caratterizzano attraverso l’utilizzo di maschere in legno o tela, che fungono anche da amplificatori per la voce. Nel medioevo le rappresentazioni si svolgono nelle piazze e nelle corti. Le scenografie sono semplici, ma si utilizzano le prospettive pittoriche per creare profondità e compaiono i primi macchinari per effetti visivi. Tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo, nasce il teatro elisabettiano, di cui William Shakespeare fu il massimo esponente. Gli spettacoli si spostano in edifici di legno, ma sono comunque illuminati dalla luce del sole, dato che la parte centrale del soffitto è aperta. Si recita sempre di giorno. Il teatro barocco introduce le quinte prospettiche e gli sfondi dipinti su telai mobili, con cambi di scena rapidi. Nel Settecento, da svago popolare, il teatro diviene un’arte borghese. Si sviluppano scenari composti da platee e palchi, illuminati da candele e lampade a olio, con riflettori rudimentali, ovvero specchi. Nel corso dell’Ottocento entra in scena l’illuminazione a gas. Il teatro romantico la utilizza in maniera basica, con una scarsa regolazione dell’intensità. Nel naturalismo e nel verismo si riscontrano, invece, luci a gas più sofisticate, con filtri colorati per creare atmosfere. L’introduzione della luce elettrica, di fine secolo, innesca una radicale rivoluzione nel modo di concepire l’arte teatrale e consente rappresentazioni elaborate e dinamiche. L’utilizzo di luci e ombre viene, sempre più, utilizzato per suscitare emozioni, sensazioni e trasmettere significato.

Veduta del Festival Theatre di Cambridge nel 1926. Illustrazione tratta dal libro.
Centralina elettrica del Festival Theatre di Cambridge.

Harold Ridge punta un faro sulla via dell’illuminotecnica

Stage lighting, pubblicato nel 1928, è un manifesto tecnico di straordinaria importanza nella letteratura teatrale. Il testo, di Harold Ridge, offre un innovativo modello per la tecnica di illuminazione scenica, che diventa una scienza e un’arte. La luce è uno strumento narrativo, con una forza drammaturgica. Norman Marshall, autore della prefazione, sostiene che l’opera di Ridge dovrebbe essere letta da chiunque si interessi al mondo del teatro, compresi gli spettatori. Un pubblico intransigente, nei confronti di una messa in scena scadente, e genuinamente interessato al buon lavoro di produttore, attore, scenografo e direttore tecnico, oltre che alla trama scritta dal drammaturgo, può permettere una reale evoluzione del settore. Inoltre, Marshall è convinto che lo sviluppo intelligente del teatro amatoriale avrà un effetto rivoluzionario sul teatro professionale. Il primo capitolo, di Stage lighting, introduce i termini tecnici dell’illuminazione teatrale, nel secondo si passa subito ad analizzare come l’utilizzo dei vari tipi di dimmer permetta un’illuminazione decisamente più elaborata rispetto a quella precedente. Prima di esporre la varietà di sfumature luminose, offerte dalla moderna tecnologia, Ridge mette in guardia i lettori sugli inconvenienti che possono sorgere dalla mancanza di competenze tecniche. Consiglia la supervisione, durante lo svolgimento dei lavori, per la messa a punto dell’impianto elettrico e fornisce nozioni sulla sicurezza in materia di cavi, interruttori e tappi. La collaborazione tra tecnici e regista diviene essenziale, per la buona riuscita di uno spettacolo. L’autore fornisce un’accurata spiegazione degli schemi di cablaggio, di cui sono presenti anche delle illustrazioni. Tra le possibilità offerte dall’illuminazione elettrica, la creazione di molteplici effetti resi dalle diverse combinazioni di colori. All’interno di Stage lighting, un intero capitolo esplora approfonditamente la gamma di accostamenti cromatici e i relativi risultati che si possono ottenere, illustrati per mezzo di elaborate tabelle. Ridge riporta l’esempio del modello d’illuminazione utilizzato al Festival Theatre e sottolinea che i vetri colorati sono preferibili alle gelatine in quanto permettono di ottenere una ampia varietà di colori tramite il quadro elettrico e durano a lungo, salvo rottura. Un aspetto interessante ed innovativo del libro di Ridge è che affronta anche l’aspetto economico della questione. Nel capitolo intitolato Lay outs-costs, l’autore propone impianti elettrici che abbiano budget limitati e, al tempo stesso, raggiungano risultati di illuminazione qualitativamente soddisfacenti. Prima di esporre gli esempi di famosi teatri, quali l’Opera House e La Scala di Milano, illustra i modelli d’illuminazione utilizzati in una scuola inglese. L’ultima parte del libro si dedica ad esaminare, nello specifico, i metodi di presentazione dell’illuminazione di alcune scene estratte da vari spettacoli, messi in atto in diversi teatri.

Rappresentazione del Riccardo III di William Shakespeare, allestimento progettato e prodotto da Terence Gray, regista, direttore teatrale e filosofo inglese. Illustrazione tratta dal libro.
Digramma con i due latti dell’allestimento construttivista di Riccardo III. Illustrazione tratta dal libro.

La luce come ponte tra epoche

Harold Ridge è stato tra i pionieri di un nuovo modo di concepire l’illuminazione teatrale. La rivoluzione iniziata, con la valorizzazione del ruolo della luce sui palchi, all’inizio del secolo scorso, è proseguita fino ad oggi. Gli effetti luminosi vengono utilizzati sempre più come strumenti narrativi, vivi e partecipi. All’inizio del Novecento l’innovazione consiste nella modularità dei cablaggi dedicati per zone del palco, nell’utilizzo di vetri e gelatine colorati e di riflettori orientabili che creano effetti di profondità. L’orchestrazione dei cursori è affidata alle abili mani dei tecnici. La tecnologia LED, gli algoritmi, i proiettori robotizzati, i sistemi di mappatura 3D, con i controller DMX sono le innovazioni contemporanee e permettono una gestione decisamente più fluida dell’illuminazione. Cambiano le tecniche, le modalità e i prodotti, ma l’obiettivo rimane lo stesso: sussurrare allo spettatore dove guardare, cosa sentire, quando trattenere il respiro.

Rappresentazione di The Adding Machine di Elmer Rice, allestimento progettato e prodotto da Herbert M. Prentice, regista e produttore teatrale britannico. Illustrazione tratta dal libro.
Rappresentazione dell’Orestiade di Eschilo, allestimento progettato e prodotto da Herbert M. Prentice, regista e produttore teatrale britannico. Illustrazione tratta dal libro.