Nel XVIII secolo, la chimica sta emergendo come una disciplina scientifica autonoma, separandosi gradualmente dall’alchimia. Questo periodo di transizione è caratterizzato da una crescente attenzione alla sperimentazione e alla sistematizzazione delle conoscenze chimiche. In tale contesto, nel 1737, viene pubblicato il libro di questo mese: Elementae Chemiae di Hermannus Boerhaave.
Hermannus Boerhaave, medico e chimico olandese, si distingue come uno dei pionieri di questa trasformazione. Nato nel 1668 a Voorhout, diventa celebre per i suoi contributi alla medicina e alla chimica, nonché per il suo approccio didattico innovativo. Il suo metodo prevede esperimenti e dimostrazioni pratiche che rendono la chimica una materia più dinamica e interessante per gli studenti, permettendo loro di osservare direttamente i principi chimici in azione. L’autore si fa promotore di una visione interdisciplinare che integra chimica, medicina, botanica e altre scienze naturali.
L’autore introduce un nuovo metodo anche nell’insegnamento medico, che prevede l’osservazione diretta dei pazienti e la discussione dei casi clinici. Questo modus operandi, oggi alla base della medicina, consente agli studenti di apprendere attraverso l’esperienza pratica e l’analisi critica. Un episodio significativo per comprendere la sua personalità si svolge durante una traversata lungo un canale olandese. Sentendo alcuni passeggeri discutere animatamente di Spinoza, Boerhaave interviene chiedendo se qualcuno dei presenti abbia effettivamente letto i testi che stanno criticando. Da questo aneddoto emerge la sua adesione allo spirito del tempo. Da buon illuminista, riconosce l’importanza storica dell’alchimia, ma distingue nettamente la chimica scientifica dalle pratiche alchemiche.
Il chimico olandese considera l’alchimia una disciplina che, sebbene abbia contribuito alla nascita della chimica, deve essere superata affinché la chimica possa evolversi come scienza autonoma e rigorosa. Ritiene, inoltre, che la chimica debba concentrarsi su obiettivi pratici e scientificamente fondati, non più alla trasmutazione dei metalli in oro, ma all’elisir di lunga vita, ovvero alla ricerca di un modo di vivere sano e attento alla propria salute. In questo senso, la scienza di Boerhaave si configura come ponte tra le due discipline: un’alchimia dagli aspetti più pratici e analitici che riflette un cambiamento di idem sentire in Europa, dove si afferma sempre più la necessità di un metodo scientifico rigoroso.
Elementa Chemiae rappresenta una sintesi delle conoscenze chimiche dell’epoca. Si compone di due volumi: il Tomus Primus, che tratta la storia e la teoria della chimica, con dettagliate illustrazioni e tavole aeree, e il Tomus Secundus, che si concentra sulle operazioni chimiche pratiche, fornendo una guida dettagliata alle tecniche e ai processi.
Nel primo volume, Boerhaave esplora la storia della chimica, le teorie fondamentali e le proprietà dei materiali; nel secondo volume, invece, descrive in dettaglio operazioni come la distillazione, la sublimazione e la cristallizzazione. Le conoscenze chimiche dell’epoca vengono così sistematizzate, rese accessibili e comprensibili a studenti e ricercatori. L’opera si impone come una pietra miliare nella storia della chimica, influenzando profondamente lo sviluppo della disciplina e formando intere generazioni di chimici del XVIII secolo.
Hermannus Boerhaave lascia un’impronta indelebile nella storia della chimica e della medicina. La sua capacità di combinare teoria e pratica, unita alla dedizione all’insegnamento, consente alla chimica di evolversi come scienza rigorosa e autonoma. Elementa Chemiae non è solo un’opera fondamentale per gli studenti, ma diventa il simbolo stesso del passaggio dall’alchimia alla chimica moderna. Boerhaave dimostra che la curiosità scientifica e l’approccio metodico possono trasformare la conoscenza e aprire nuove strade nelle scienze naturali. La sua eredità continua a ispirare studiosi e ricercatori, sottolineando l’importanza di un metodo scientifico rigoroso e interdisciplinare.